domenica 28 febbraio 2010

Guida per la donna musulmana (n.2), Tafsir

Sura an-Nas (riassunto del tafsir al-Mizan e Nemunè)
“Dì: cerco protezione presso il Signore della gente, il Padrone della gente, il Dio della gente”.
L’essere umano, quando si sente minacciato da un male a lui superiore, cerca istintivamente protezione presso colui che pensa possa proteggerlo, costui può essere il suo signore, che soddisfa tutti i suoi bisogni, può essere il suo padrone che ha potere assoluto o è la sua divinità, l’unica presso cui l’uomo cerca aiuto. Poiché l’unico signore, padrone e divinità è Allah, egli è l’Unico presso cui l’essere umano può trovare protezione.
Ma da cosa bisogna cercare protezione? Dal male che minaccia l’essere umano e lo tenta, sia esso proveniente dagli uomini o dai jinn. I demoni, gli uomini e i jinn, che sono talmente deviati da essere diventati come i demoni, quando si accorgono che un essere umano si è dimenticato di Dio, cercano di tentarlo, quando invece egli si ricorda di nuovo di Dio, si nascondono. Essi sono dappertutto e i loro complotti sono talmente segreti e impalpabili che una persona a volta pensa che sono pensieri suoi e non tentazioni del diavolo. Essi cercano di far credere alla persona che il suo peccato è in realtà un’azione corretta e necessaria o addirittura meritoria. È per questo che l’essere umano deve cercare la protezione divina ed essere sempre attento e vigile.

Potete spiegarmi perché...

...negli hadith le ragazze vengono confrontate a dei fiori?
Anche nella letteratura non islamica la donna viene spesso paragonata a un fiore. I fiori sono fonte di letizia e "freschezza", come le giovani fanciulle, sempre pimpanti, piene di vita, sentimentali.
I fiori sono delicati, si spezzano facilmente, anche il cuore delle fanciulle si infrange facilmente, e da un punto di vista fisico esse sono più delicate dei ragazzi.
I fiori per rimanere intatti hanno bisogno di essere curati e protetti, anche le giovani devono essere protette, attraverso la propria famiglia, il proprio hijab, la propria religione.

lunedì 22 febbraio 2010

In occasione del martirio dell'imam Hasan al-Askari (a)

L'imam Hasan al-Askari (a), l'undicesimo Imam, nacque a Medina l'8 di rabiyy al-thani nell'anno 232 dell'egira.
Dalle tradizioni del Santo Profeta (S), i regnanti dell'epoca sapevano che sarebbe apparsa una persona chiamata Mahdi che avrebbe riempito la terra di giustizia e temevano che fosse l'undicesimo Imam (a). Per questo motivo il re Mu'tamid lo teneva costantemente sotto controllo. Fece poi avvelenare l'Imam (a.s.) l'8 di rabbi-awwal nell'anno 260 dell'egira; fu sepolto a Samarra vicino alla tomba di suo padre. L'undicesimo Imam (a) aveva un solo figlio che presentò ai fedeli sciiti come suo successore e ultimo Imam. L'aveva sempre tenuto nascosto e per questo Jafar, il fratello dell'undicesimo Imam (a), si proclamò suo successore e decise di recitare la preghiera per il funerale. Non ebbe neanche il tempo di iniziare che dalla folla, tra lo stupore generale, avanzò un fanciullo che assomigliava all'imam Hasan al-Askari e prendendol'abito di Jafar disse: "Zio, non devi condurre la preghiera. Io sono più meritevole di te e ho più diritto di recitare la preghiera del funerale sulla tomba di mio padre". Dopo la preghiera, il ragazzo rimase nascosto e i soldati non riuscirono più a trovarlo.

L'undicesimo Imam (a) disse: "Il peggior musulmano è quello falso ed ipocrita che elogia i suoi fratelli di fede in loro presenza e poi li calunnia in loro assenza".

Guida per la donna musulmana (n.2), Articolo riguardo all'educazione

Si può educare i bambini picchiandoli?
Le punizioni corporali possono essere usate solo eccezionalmente per educare i bambini, infatti l’essere umano va educato con i consigli e l’esempio, mentre sono gli animali che vengono picchiati per renderli ubbidienti, come dice l’imam Alì (a) in un suo hadith.[i]
Le conseguenze negative delle punizioni corporali:
· Un bambino che viene picchiato, si sente umiliato e l’imam Alì (a) dice che chi viene umiliato non c’è speranza di salvarsi dalla sua malvagità.[ii]
· Diventerà così debole da aver sempre paura di opporsi agli altri anche da grande.
· Cercherà in qualsiasi modo di vendicarsi di colui che lo ha picchiato, per esempio quando diventerà grande non studierà o non pregherà perché sa che queste sono cose importanti per i genitori.
· È completamente sbagliato pensare che le punizioni corporali impediscano al bambino di avere comportamenti scorretti , anzi lui cercherà in ogni modo di fare ciò che vuole senza farsi scoprire.
· Sarà sempre stressato e preoccupato di essere punito, soprattutto davanti agli altri.
· Perderà la fiducia in se stesso.
· Con i fratelli, sorelle e bambini più piccoli e più deboli si comporterà come i genitori si sono comportati con lui.
In che casi si può punire i bambini picchiandoli?
Solo nei casi in cui gli altri metodi (vedi prossimo paragrafo) non risultino sufficienti, però tenendo presente le condizioni delle punizioni corporali.
Per esempio se un bambino di 2-3 anni compie ripetitivamente azioni pericolose, e gli altri metodi educativi non hanno effetto su di lui, si può provare dando un colpetto leggero sulla mano e, se è più grande, picchiando con le dita sul corpo o dandogli una sculacciata. Bisogna tener presente che questo tipo di punizione non dev’essere uno sfogo del genitore adirato, ma utilizzato come metodo educativo. Nel caso del bambino piccolo che commette un’azione pericolosa è meglio reagire subito, invece con i più grandi prima li si minaccia di punirli corporalmente (non in modo diretto ma con allusioni) e poi si utilizza questa punizione, in questo modo il bambino si rende conto che i genitori hanno dimostrato pazienza e solo alla fine lo hanno punito. Inoltre quando il bambino viene punito, bisogna spiegargli il motivo di ciò. Dal punto di vista islamico, se un figlio commette uno dei peccati maggiori, il genitore o tutore può punirlo corporalmente fino a quando le conseguenze della punizione non siano tali da rendere obbligatorio il diah.[iii]
Come possiamo cancellare le conseguenze delle punizioni corporali che i nostri figli hanno subito?
· Per rafforzare la sua personalità, bisogna onorarlo e lodare le sue caratteristiche positive, soprattutto davanti agli altri.
· Incoraggiarlo a esprimere le sue opinioni e non accettare passivamente quelle degli altri.
· Rassicurarlo che non verrà mai più punito in questo modo.
· Se vuole usare la forza, cercare di farlo ragionare.
· Rafforzare la sua fiducia in sé, affidandogli delle mansioni, dimostrando di fidarsi di lui e consultandolo nelle questioni importanti.
· Pagando il diah, a meno che egli, dopo la maturità islamica, non vi perdoni .[iv]
Che tipo di metodi educativi si possono utilizzare al posto della punizione corporale?
· Castigo momentaneo: questo metodo è ideale per i bambini che hanno meno di cinque anni e consiste nel chiudere il bambino in camera senza giocattoli o televisione (però non al buio) per un numero di minuti corrispondente alla sua età (per esempio tre minuti per un bambino di tre anni). Se insiste ancora, raddoppiate i minuti. Per i bambini più piccoli, li si fa sedere su una sedia.
· Castigo: consiste nel privare il bambino di giocattoli, televisione o altro, ed è ideale per tutte le età.
· Non parlargli, però non per lungo tempo e senza esagerare.
· Stimolare i suoi sentimenti, dicendo per esempio che con questo suo comportamento ci fa soffrire. Però, soprattutto le madri, devono stare attente a non esagerare perché questo metodo diventa altrimenti inefficace e potrebbe avere conseguenze negative sui suoi sentimenti.
· Minacciare di ricorrere a punizioni corporali.
[i] Bihar, vol. 71 pag. 327
[ii] Bihar, vol. 75 pag. 300
[iii] Jami'ul-furugh, capitolo sui diah, questione 36
[iv] Se con la punizione il suo viso diventa rosso il diah da versare al figlio è di circa sette grammi e mezzo d’oro, se è tra il rosso e nero, circa quindici grammi e se diventa nero, circa 30 grammi. Per le altre parti del corpo si calcola metà delle quantità elencate. (Tahrirulwasilah, vol.2, pag. 595, questi dati sono approssimativi ed è comunque meglio consultare il proprio marjà')

Potete spiegarmi perché...

...le donne devono portare l’hijab durante la preghiera? Dio non ci vede forse sempre, anche senza hijab?
Sicuramente Dio ci vede anche quando siamo senza hijab ed Egli non è considerato un non mahram. Però l’essere umano, quando prega, sta parlando con Dio e si trova in uno stato particolare, perciò dovrebbe vestire nel miglior modo possibile.
Il miglior abito per la donna in questo nobile stato è l’hijab, poiché esso è simbolo di purezza e pudore. Indossando l’hijab, la donna mostra rispetto per il suo Signore.
Inoltre possiamo dire che è anche un modo per "allenarsi" a indossare l’hijab, soprattutto per le bambine piccole, che vedendo la madre indossarlo durante la preghiera (ovviamente a patto che la madre dia importanza alla preghiera), considereranno anche l’hijab un aspetto importante della propria vita.

martedì 16 febbraio 2010

Guida per la donna musulmana (n.2), Articolo riguardo alla famiglia

I doveri di una moglie musulmana - seconda parte
Una moglie musulmana deve evitare comportamenti scorretti con il proprio marito, per esempio rispondere male, lamentarsi di continuo, mostrare ingratitudine… All’imam Kazim (a) fu chiesto: “Come sono considerate da Dio una donna e la sua preghiera quando ella si comporta male col proprio marito?”. Rispose: “È considerata peccatrice fino a quando il marito non l’abbia perdonata”.[i] Inoltre il Profeta (s) disse: “È maledetta, è maledetta la donna che infastidisce il proprio marito e lo rende triste, è beata, è beata la donna che rispetta il proprio marito, non lo infastidisce e gli ubbidisce sempre”.[ii]
Negli hadith viene consigliato alla donna di ringraziare gli sforzi fatti dal marito parlandogli dolcemente e gentilmente, sopportando con pazienza i momenti difficili, accogliendolo quando torna a casa e accompagnandolo quando esce, soddisfacendo le sue necessità, occupandosi della casa, risparmiando e non esagerando negli acquisti. È così che la donna può compiacere il proprio marito e rendere piacevole la propria vita famigliare. L’imam Alì (a), dopo il martirio della sua nobile moglie Fatima (a), così prego Dio: “O Dio! Io sono compiaciuto della figlia del tuo Profeta (s) … O Dio! Lei è stata oppressa (dai nemici), giudica Tu!”.[iii]
[i] Bihar, vol. 81 pag. 323, hadith 12
[ii] Bihar, vol. 100 pag. 252, hadith 55
[iii] Bihar, vol. 78 pag. 345, hadith 11

lunedì 15 febbraio 2010

In occasione del martirio dell'imam Ridha (a.s.)

L'imam Alì ar-Ridha (a.s.) nacque l'11 di zil-qa'dah nell'anno 148 dell'Egira. Quando divenne Imam regnava il re Ma'mun figlio di Harun al-Rashid, che era morto. Per fingere di rimediare al male fatto al settimo Imam da parte di suo padre e per ingraziarsi gli iraniani che simpatizzavano per l'Ahlul-Bait, il re invitò l'imam ar-Ridhà (a) a Tus (città vicino a Mashhad, in Iran), che era la capitale del suo regno. Prima di partire per l'Iran, l'Imam (a) dichiarò suo successore e nono Imam il figlio Muhammad al-Jawad (a). Quando giunse a Neyshabur, una città in Iran, vi si fermò una notte. Prima di riprendere il viaggio, gli abitanti di quella città gli chiesero di narrare loro una tradizione del Profeta (saw). Egli raccontò: "Ripeto il racconto di mio padre riguardo al Profeta di Allah (saw) che disse: 'Le parole LA ILAHA ILLALLAH sono la mia fortezza e chiunque entri in questo posto fortificato sarà salvato dal mio tormento'". Poi l'Imam aggiunse: "Ci sono delle condizioni per entrare in questa fortezza (la salah, il digiuno, hajj, zakah, khums, aiutare i bisognosi, ecc.). Anch'io sono una delle condizioni". L'ultima frase vuol dire che il Santo Profeta (saw) aveva reso obbligatorio ai musulmani di seguire e riverire gli Imam. Ben presto il re dimostrò di essere uguale al padre e fece avvelenare l'imam Ridha (a.s.). Egli morì il 29 di safar nell'anno 203 dell'Egira e fu sepolto a Mashhad, in Iran, vicino a Tus.

domenica 14 febbraio 2010

Guida per la donna musulmana (n.2), Articolo riguardo all'imam Mahdi (aj)

Nella du'a Nudbah recitiamo:
این الطالب بدم المقتول بکربلاء؟
Dov'è colui che vendicherà il sangue versato del martire di Karbalà?
Nell'avvenimento di Ashurà, due persone hanno avuto ruoli molto importanti, l'Imam Husayn (a), nel portare a compimento il sacrificio suo e dei suoi compagni, e la nobile Zaynab (a) nel raccontare e diffondere la storia di questo avvenimento.
Infatti se Zaynab (a) non avesse fatto ciò, certamente la storia di Ashurà sarebbe stata alterata o dimenticata.

In qualsiasi avvenimento, le persone più religiose svolgono un ruolo importante e decisivo poiché, essendo più vicine alla perfezione, hanno più influenza sul Creato.
L'uomo e la donna hanno la stessa predisposizione a raggiungere la perfezione e possono aiutarsi a vicenda nel miglioramento della società, così com’è successo a Karbalà, nella Rivoluzione Islamica dell'Iran e così come insha’allah accadrà con la venuta dell'Imam Mahdì (aj).
Anche le donne, come gli uomini, si chiedono: cosa succederà quando verrà l'Imam Mahdì (aj)? Come sconfiggerà tutti gli oppressori?
Chi lo aiuterà e le donne come potranno aiutarlo?
Le donne hanno avuto un ruolo importante nella storia dell'Islam, per esempio partecipavano alle guerre curando i feriti, occupandosi del cibo per i soldati e in generale prendendosi cura di loro, come Nusaybah nella guerra di Uhud.
Ora ci chiediamo, le donne che ruolo avranno nel governo dell'Imam Mahdì (aj)?
Chi e quante saranno?
Le prime donne che si uniranno all'Imam Mahdì (aj) saranno cinquanta dei trecento tredici compagni dell'Imam (a), che lo raggiungeranno alla Mecca, al suo avvento.
Il secondo gruppo sarà formato da quattrocento donne che Dio ha riunito in Cielo e che faranno ritorno con il profeta Gesù (a), con l'avvento dell'Imam Mahdì (aj).
Il terzo gruppo saranno donne che verranno resuscitate per aiutare l'Imam Mahdì (aj), insieme a loro saranno resuscitati altri personaggi importanti come l'Imam Alì (a) e l'Imam Husayn (a).
Negli hadith si dice che queste donne saranno tredici, e si conosce la storia di otto di queste.
Sianah Mashitah
Questa nobile donna era la parrucchiera della figlia del Faraone che, segretamente, si era convertita alla religione del profeta Mosè (a). Un giorno, mentre stava pettinando i capelli della figlia del Faraone, le cadde il pettine e involontariamente pronunciò il nome di Dio. La fanciulla chiese:"Hai forse chiamato mio padre?". Ella rispose:"No, bensì ho pronunciato il nome del Creatore di tuo padre".
La ragazza raccontò l'avvenimento a suo padre, il Faraone, che fece chiamare Sianah e le chiese: "Tu non mi consideri il tuo dio?". Ella rispose: "Mai! Io credo solo nel Dio Unico e Vero".
Il Faraone fece accendere un grande forno e vi fece gettare i figli della donna, uno ad uno.
Stavano per gettare l'ultimo e il più piccolo dei figli, che la donna fu tentata di negare la sua fede, ma il piccolo miracolosamente le disse: "Madre, porta pazienza, che tu sei dalla parte della verità!".
Quindi il piccolo fu gettato nel forno con la madre. Dio la resusciterà per permetterle sia di aiutare l'Imam Mahdì (aj), sia di vendicarsi dei seguaci del Faraone.
Sumayyah, la madre di Ammar Yasir
Questa nobile donna fu catturata insieme al marito da Abu Jahl, nemico del Profeta (s) e dell'Islam. Egli li legò sotto il sole e fece indossar loro un'armatura di ferro. Tutte le volte che il Profeta (s) passava vicino a loro, diceva: "Abbiate pazienza che vi è stato promesso il Paradiso!".
Nusaybah, figlia di Ka'b Maziniyyah
Questa nobile donna partecipò a molte guerre a fianco del Profeta (s), prendendosi cura dei feriti. Nella guerra di Uhud, quando i musulmani stavano scappando, Nusaybah difese il Profeta (s) e le furono inferte molte ferite.
Il Profeta (s) disse al figlio di questa nobile donna: "Oggi la posizione di tua madre è più elevata di quella degli altri soldati".
Ummul-Ayman
Anche questa nobile donna si occupò dei feriti di guerra. La nobile Zahrà (a) la prese come testimone per dimostrare che la terra di Fadak le era stata donata dal padre.
Ummul-Khalid
Questa nobile donna era vissuta durante l'imamato dell'Imam Sadiq (a) e le avevano tagliato una mano, accusandola di essere sciita.
Zubaydah
Probabilmente si fa riferimento a Zubaydah, moglie del califfo abbaside al-Harun, il quale, quando scoprì che era sciita, giurò di divorziare da lei.
Si racconta che questa nobile donna avesse cento serve, sempre impegnate a imparare a memoria il Corano.
Habbabah Walibiyyah
Questa donna visse durante l'imamato di ben otto Imam e l'Imam Zaynul-'abidin e l'Imam Ridhà (a) le restituirono la giovinezza.
Qinwa
Questa nobile donna era una delle seguaci dell'Imam Sadiq (a) e assistette al taglio delle mani e dei piedi del padre (Rushayd Hajarì) da parte di Ubaydullah ibn Zyad.
Il quarto gruppo sarà formato da donne morte prima del ritorno dell'Imam Mahdì (aj), a cui verrà chiesto se vogliono essere resuscitate per combattere a fianco del loro Imam (a).
A questo proposito l'Imam Sadiq (a) disse:
"Chiunque legga per quaranta mattine il du'à ahd, sarà tra i compagni dell'Imam Mahdì (aj) e se morirà prima del suo avvento, verrà resuscitato".
Una delle condizioni per poter essere presenti durante il ritorno dell'Imam Mahdì (aj) è di rimanere in attesa del suo ritorno.
Ciò significa prepararsi al governo del Mahdì (aj), combattendo ogni tipo di oppressione e di corruzione.
Care sorelle, se volete essere tra i compagni dell'Imam Mahdì (aj)...se volete essere uno dei 313 compagni che lo raggiungeranno per primi… se volete essere tra coloro che saranno riuniti in cielo da Dio…se volete essere tra coloro che saranno resuscitati per combattere a fianco del loro Imam (aj)... allora giurategli fedeltà fin da adesso e rafforzate il vostro rapporto con lui e comportatevi come lui vuole.
Sappiate che l'Imam Mahdì (aj) non prosegue altro che la strada dei suoi antenati, il Profeta (s) e l'Imam Alì (a).

Potete spiegarmi perché...

...non ci sono stati profeti o imam donna?
Più volte è stata spiegata l’importanza del ruolo che l’uomo ricopre all’interno della famiglia. La collettività è un nucleo sociale ancora più importante e l’imam o il profeta ne sono la guida, perciò è abbastanza ovvio che se la guida nella famiglia debba essere l’uomo, a maggior ragione lo debba essere per la società. Inoltre bisogna prendere di nuovo in considerazione le caratteristiche della donna, come il fatto che si faccia influenzare più facilmente dai sentimenti; certi particolari momenti come il mestruo e la gravidanza, che la rendono normalmente indisposta e più debole influenzando anche i suoi stati d’animo; la sua responsabilità in qualità di madre, ecc.; tutti elementi che le impedirebbero di poter eseguire al meglio il suo ruolo di guida.

Detto ciò, dobbiamo ricordare donne quali la nobile Maryam (a) e Fatima Zahra (a), entrambe avevano raggiunto livelli di perfezione confrontabili a quelli dei Profeti e degli Imam (a), inoltre gli angeli parlavano con loro. Quindi il fatto che una donna non possa essere profeta o imam non vuol dire che non possa raggiungere la perfezione spirituale, ma semplicemente che Dio l’ha sollevata da questa pesante responsabilità per affidarla all’uomo, affinché potesse dedicarsi al meglio al suo dovere principale che è quello di madre ed educatrice.
E Allah ne sa di più.

venerdì 12 febbraio 2010

Invito alla fede e alla libertà

Dall'alto di una collina un uomo incominciò a gridare: "Venite gente, accorrete, ho un messaggio per voi". Tutti gli si avvicinarono e cominciò a parlare: "Gente, concittadini, parenti e amici! Tutti mi conoscete bene e sapete che potete fidarvi di me, non è vero?". Tutti confermarono le sue parole. Egli proseguì: "O gente, sono stato mandato da Dio l'Unico e l'Assoluto per portarvi un messaggio".
"Qual è questo messaggio, Muhammad?" chiese uno della folla.
Il messaggio consisteva nel dichiarare che non vi è dio tranne Allah, di non adorare idoli, di non associare alcuno ad Allah, di non obbedire i tiranni, di non essere ingiusti gli uni verso gli altri e di essere nemici dell'ingiustizia e degli oppressori. Ecco come ci si deve comportare per essere liberi e vivere dignitosamente in questo mondo e guadagnarsi il Paradiso nell'altro. Questo era il messaggio che Muhammad (saw) stava trasmettendo alla folla, però molti gli impedirono di finire il discorso. Alcuni erano pensierosi e riflettevano sulle sue parole, altri invece, tra cui i nobili e i tiranni della Mecca erano irritati e lo deridevano.
Un giorno un gruppo di nobili meccani si recò alla casa di Abu Talib, lo zio del Profeta. Era un uomo anziano e capo della sua tribù, tutti lo rispettavano. Gli dissero: "Sai che cosa dice tuo nipote? Dice a tutti di non adorare gli idoli, ma di credere in un unico Dio. Devi dirgli di smetterla, altrimenti qualcuno potrebbe ucciderlo. Prova a parlargli".
Abu Talib invitò il nipote a casa sua e disse: "Sai che cosa sono venuti a riferirmi i capi della città? Che cosa racconti alla gente?".

Muhammad (saw) rispose: "Mio caro zio, Dio mi ha scelto come Suo messaggero. Mi ha dato un messaggio per allontanare la gente dalla corruzione e dal degrado morale. Mi ha inviato questo messaggio per invitare la gente ad adorare l'unico Dio e impedire loro di adorare gli idoli e subire l'oppressione". Abu Talib ascoltò le parole del nipote, gli credette e disse: "Sai che volevano che io ti impedissi di parlare?". Senza esitare il Profeta rispose: "Mai disubbidirò all'ordine divino bensì continuerò ad invitare la gente al Dio unico. Caro zio, giuro su Allah, che se anche mi offrissero il sole nella mano destra e la luna nella mano sinistra e in più mi donassero tutte le ricchezze e le bellezze di questo mondo, mai rinuncerei alla missione che Allah mi ha affidato!".
Abu Talib rifletté un momento e infine gli disse: "Qualsiasi missione Dio ti abbia affidato, ubbidisciGli! Avrai sempre il mio sostegno".

In occasione del martirio del Profeta (s)

Il Santo Profeta Muhammad (saw) e la carovana dei Quraish.
Muhammad (saw) era un bambino di otto anni quando suo nonno Abdul Muttalib morì.

Prima di morire, il nonno lo affidò a suo figlio Abu Talib raccomandandogli di trattarlo bene e di proteggerlo poiché era orfano e anche perché in futuro avrebbe ricoperto un ruolo molto importante. Abu Talib seguì i consigli del padre e trattò Muhammad (saw) come un figlio. All'età di dodici anni accompagnò suo zio a Damasco; durante il viaggio la carovana fece sosta nei pressi di una località chiamata Basra.

In quel luogo sorgeva un convento molto antico e vi abitava un monaco cristiano chiamato Buhayra. Questi dedicava il suo tempo alla preghiera ed era in attesa dell'ultimo profeta di Allah che era stato annunciato da Isa (a.s.) e dai Profeti (a.s.) che l'avevano preceduto.

Buhayra vide avvicinarsi la carovana e osservò con attenzione i suoi componenti. Di solito non badava alle carovane che passavano vicino al convento, ma questa volta fu diverso. Invitò i cammellieri ad entrare nel convento. I suoi occhi cercavano il viso di un bambino e quando lo vide esclamò:
"Caro figliolo, avvicinati! Voglio guardarti meglio. Sì, sembra proprio lui".
Osservò con attenzione il suo viso e gli chiese il nome, la risposta fu "Muhammad". Per un po' il monaco osservò in silenzio Muhammad (saw), poi con molto rispetto si sedette di fronte a lui, gli prese le mani e gli rivolse alcune domande. Parlò anche con Abu Talib e gli altri cammellieri e dalle risposte ottenute capì che finalmente aveva trovato colui che cercava ed era molto felice. Ad Abu Talib disse: "Questo bambino avrà un grande futuro ed occuperà un posto molto importante. Questo bambino è il profeta che era stato annunciato dai Profeti (a.s.) precedenti. Ho letto i suoi segni nelle Sacre Scritture. È l'ultimo profeta di Allah e presto riceverà l'investitura di profeta e la sua religione si diffonderà su tutta la terra. Proteggi questo bambino perché diventerà molto importante". Dopo essersi riposati, la carovana ripartì. Buhayra pianse quando Muhammad (saw) se ne andò e lo seguì con lo sguardo finché gli fu possibile. Poi tornò nella sua stanza a meditare.

In occasione del martirio dell'imam Hasan (a.s.)

Il nostro secondo Imam (a.s.) era il figlio mag­giore dell' imam Alì (a.s.) e di Bibi Fatimah (a.s.). Quando il santo Profeta (saw) ricevette la bella notizia della nascita di suo nipote, si recò imme­diatamente a casa di sua figlia, prese in braccio il neonato e gli recitò l'adhaan nell'orecchio destro e l'iqamah in quello sinistro, poi, obbedendo all'ordine di Allah, gli mise nome Hasan. L'imam Hasan (a.s.) trascorse i primi sette anni della sua vita sotto la cura e la guida di suo non­no e questa precoce educazione permise al secon­do Imam (a.s.) di distinguersi nella conoscenza, pietà, tolleranza, intelligenza e coraggio.
L'imam Hasan (a.s.) e suo fratello l'imam Hus­ayn (a.s.), erano molto cari al santo Profeta (saw); a volte li portava sulle sue spalle e una vol­ta disse alla gente: "Hasan e Husayn sono le gui­de dei giovani del Paradiso".
Una volta Bibi Fatimah (a.s.) accompagnò i due bambini da suo padre e disse: "O Apostolo di Allah, questi sono i tuoi due nipoti. Lascia loro qualco­sa in eredità". Il santo Profeta (saw) replicò: "Hasan avrà la mia forma e la mia nobiltà e Hus­ayn la mia generosità e il mio coraggio". Da bambino, il secondo Imam (a.s.), ascoltava atten­tamente i versi del Sacro Corano allorché questi veni­vano rivelati. Con grande sorpresa del santo Profeta (a.s.), a volte sua figlia Fati­mah (a.s.) recitava in modo preciso il testo dei versetti appena rivelati, senza che il Profeta (a.s.) avesse avuto il tempo di insegnarglieli personalmente. Un gior­no le chiese come faceva ad averli già appresi e lei rispose che i versetti le erano stati insegnati da suo figlio Hasan (a.s.), che li aveva sentiti recitare da suo nonno in moschea, davanti alla gente.
L'imam Hasan (a.s.) era alquanto ricco e avreb­be potuto condurre una vita lussuosa, se lo aves­se voluto, preferiva, invece, spendere la sua ric­chezza per aiutare i poveri e i bisognosi. Per due volte nel corso della sua vita donò tutto il suo patrimonio in carità e iniziò tutto daccapo.
Un giorno, uno straniero si recò a Kufa e chie­se delle indicazioni ad un uomo che stava lavo­rando in un giardino. L'uomo gli indicò la strada e poi lo invitò a dividere con lui il suo pasto. Lo straniero, toccato da questa offerta, accettò. Gli fu dato del pane insipido e scoprì che era tal­mente duro, da risultare impossibile spezzarlo con il ginocchio e tanto meno con i denti. Provò ad inzupparlo nell'acqua per ammorbidirlo, ma anche quello non servì. L’uomo comprese il disagio del forestiero e gli indicò un posto dove offrivano cibo gratuito a tutti.
Quel luogo di ristoro apparteneva all'imam Hasan (a.s.), che personalmente diede il benvenuto allo stra­niero e gli servì un pasto caldo. Trascorso un po' di tempo, l'imam Hasan (a.s.) vide che il forestiero mangiava un boccone e ne metteva da parte un altro nella borsa che aveva al suo fianco. L'Imam (a.s.) gli disse di mangiare tranquillamente e che se gli serviva del cibo per la sua fami­glia, glielo avrebbe dato prima che ripartisse. Il forestiero rispose che non aveva fami­glia, ma che metteva da parte un po' di cibo per quell’agricoltore gentile che aveva incon­trato lì vicino e che si cibava solo di pane duro. Nel sentire queste parole l'imam Hasan (a.s.) sorrise e gli spiegò: "Quello è mio padre Alì, il Principe dei Musul­mani, vive di cibo semplice cosicché nessun biso­gnoso possa sentirsi a disagio in sua presenza".
Dopo il martirio dell'imam Alì (a.s.), l'imam Hasan (a.s.) divenne il Custode dell'Ahl-ul-Bayt e degli Sciiti.

Il fiore e la perla: una donna con l’hijab è come una perla nella sua conchiglia

Un giorno, un fiore bellissimo, colorato e profumato incontrò una perla che viveva in fondo al mare.
Il fiore si presentò: “Sono un fiore e appartengo a una vasta famiglia: rose profumate, margherite delicate, tulipani dai colori brillanti, orchidee, ecc.; ciascuno di noi si distingue per forma, colore e profumo”.
Tuttavia in questa presentazione si sentiva una nota di tristezza, allora la perla chiese al fiore: “Perché sei depressa?”.
Il fiore spiegò: “Gli esseri umani ci maltrattano, ci umiliano. Ci fanno crescere solo per godere della nostra fragranza e del nostro bell’aspetto. Una volta che abbiamo perso la nostra brillantezza e fragranza ci buttano per strada o nella pattumiera”.
Il fiore emise un sospiro e disse alla perla: “Parlami della tua vita tu che sei sepolta in fondo al mare: come vivi? Cosa senti?”.
La perla rispose: “Anche se non possiedo caratteristiche come i colori brillanti e i dolci profumi, gli esseri umani pensano che io sia preziosa. Fanno l’impossibile per trovarmi: affrontano lunghi viaggi e si immergono in acque profonde per cercarmi. Sarai sorpresa di sentire che più vivo in profondità, più bella e lucida divento. Ecco cosa mi rende così preziosa ai loro occhi. Vivo in una spessa conchiglia negli abissi, tuttavia sono felice e fiera di essere in un posto sicuro, lontano da mani depravate e maliziose e che nonostante tutto gli umani mi considerino di grande valore”.

lunedì 1 febbraio 2010

Potete spiegarmi perché...

...il diah[1] della donna è metà di quello dell’uomo?
Poniamoci la domanda in un altro modo, con un esempio: una donna x viene uccisa e il suo diah viene pagato al marito y (perché la donna è morta, quindi, se ella non ha altri eredi, il denaro va al marito). Un uomo z viene ucciso e il suo diah viene pagato alla moglie p (perché l’uomo è morto, quindi, se egli non ha altri eredi, il denaro va alla moglie).
L’uomo y riceve metà del denaro della donna p (perché il primo riceve il diah della moglie e la seconda quello del marito), quindi da questo punto di vista questa regola è a vantaggio della donna e non dell’uomo!
Un’altra questione da prendere in considerazione è che, nel caso avessero figli, il diah dell’uomo sarebbe un grande aiuto per la vedova. Mentre un uomo vedovo, normalmente, ha già un lavoro e riesce a mantenere se stesso e la sua famiglia.
E Allah ne sa di più.

[1] Il diah è il denaro che, in determinati casi e con determinate condizioni, bisogna pagare alla persona stessa o ai suoi eredi nel caso le si faccia del male fisico.

Guida per la donna musulmana (n.1). Pillole di sapienza

L’imam Khomeini (r.a.) disse riguardo alla donna: “La donna è un essere umano, un grande essere umano. Ella è l’educatrice della società. È nel suo grembo che vengono educati gli uomini e le donne… Il destino dei paesi è in mano alla donna. La donna, educando se stessa, cresce persone giuste e, sempre educando se stessa, dà vita al proprio paese. La donna dev’essere la fonte di tutte le felicità”.